Infarto del miocardio

Cos’èInfarto_miocardio

L’infarto del miocardio (o infarto miocardico) Ë la necrosi del tessuto del cuore causata da una sospensione o dalla diminuzione dell’irrogazione sanguigna arteriosa.

Cause

Si verifica per occlusione di un ramo delle arterie coronarie, originata quasi sempre da una trombosi su base aterosclerotica. In questa malattia, avviene una deposizione di sostanze grasse sulle pareti delle arterie, con conseguente modifica della loro struttura e formazione di placche aterosclerotiche. Il vaso all’interno perde la sua levigatezza. Sulle placche ulcerate si vengono a depositare le piastrine del sangue e si formano trombi. Le piastrine, con la loro capacit‡ adesiva, fissano a sè globuli bianchi e globuli rossi. Si forma così un coagulo. La massa corpuscolata si accresce rapidamente fino ad occupare tutto il vaso, attraverso il quale il sangue non circolerà più. Il territorio in cui questo sangue era diretto, resterà senza ossigeno e quindi morirà (infarto). Oltre al motivo sopra, il sangue può essere bloccato anche da una emorragia nella parete dell’arteria, per rottura dei piccoli vasi che la nutrono. Altre cause possono essere l’arrivo di un embolo o uno spasmo prolungato dell’arteria. Queste cause, non sono comunque sufficienti all’insorgenza dell’infarto. Quando un’arteria si occlude, nelle sue diramazioni successive la pressione scende a zero, ma aumenta la quantit‡ di sangue circolante nei vasi vicini. Il sangue raggiungerà la zona attraverso vasi che collegano territori dipendenti da altre arterie. Se il sangue arriva prima che le cellule muoiono, si eviterà ogni conseguenza, altrimenti insorge l’infarto. Affinchè ciò accada è necessario che il diametro dell’arteria sia di una certa entità e che il fenomeno si verifichi rapidamente, in quanto impedisce la determinazione di un circolo collaterale che fa affluire il sangue alle zone in cui necessita. Quanto più grande sar‡ l’arteria occlusa, tanto maggiore sarà la zona necrotica che potrà arrivare fino alla superficie esterna o interna del cuore. Se arriva alla superficie esterna, si avr‡ una infiammazione del pericardio, normalmente liscio, ma che in questo caso acquisir‡ una certa ruvidezza. Questo si tradurrà in un fruscio, detto rumore di sfregamento, durante le fasi di contrazione e di rilascio del cuore. L’infiammazione locale dell’endocardio, può determinare trombi nella zona lesa, con il successivo staccarsi di questi (emboli) e la loro entrata nel circolo sanguigno.

Sedi dell’infarto

La sede dell’infarto varia in rapporto alla coronaria occlusa:

  • infarto anteriore, occlusione del ramo discendente della arteria coronaria sinistra;
  • infarto anterolaterale, occlusione della arteria coronaria sinistra;
  • infarto posteriore, occlusione della arteria coronaria destra.

Interessa maggiormente il ventricolo sinistro e, in base all’estensione dell’area infartuata, si possono distinguere: infarto massivo transmurale (tutto lo spessore della parete cardiaca), infarto massivo non transmurale, infarto laminare (verso la superficie interna del cuore), infarto miliare (a piccoli focolai).

Sintomi

Non sempre la sintomatologia di un infarto è chiara, a volte può essere mascherata da disturbi gastrici. Può persino mancare e venire rilevata casualmente da un elettrocardiogramma eseguito per altri motivi. Normalmente, i sintomi dell’infarto sono imponenti e tipici, anche se non sempre a sintomi gravi corrisponde un infarto grave, in quanto la sensibilita al dolore è un fenomeno del tutto soggettivo. Solo un esame clinico potrà valutare l’entità del danno subito dal cuore.

Il sintomo che domina su tutti gli altri è il dolore. Insorge all’improvviso, a volte dopo uno sforzo o un pasto copioso, ma anche a riposo, specie nelle ore notturne. Il dolore si può irradiare al collo, al braccio sinistro, pi˘ raramente alle due braccia (specie negli infarti posteriori). A volte può localizzarsi nell’epigastrio (zona corrispondente allo stomaco), può durare ore o giorni. La deficienza di ossigeno nella zona del cuore colpita è la responsabile del dolore. Nella fase iniziale, si può avere un momentaneo aumento di pressione dovuta a stimoli nervosi e all’adrenalina immessa nel sangue. Presto la pressione si abbassa e il paziente entra in collasso, si sente spossato, è freddo, pallidissimo e suda; il polso è debole e frequente. Questo è il momento più pericoloso. A questi sitomi, si uniscono a volte anche nausea e difficoltà respiratoria. Questo è il quadro della fase acuta dell’infarto, se questa viene superata, grazie alle possibilità terapeutiche esistenti, cessa ogni disturbo importante.

Mortalità

La mortalità da infarto nel primo mese è di circa il 50%, la metà di queste avviene nelle prime due ore dalla comparsa dei sintomi. Negli ultimi anni i dati non hanno avuto miglioramento per le morti preospedaliere, mentre si è ridotta significativamente nei pazienti che arrivano in ospedale.

Fattori di rischio e prevenzione

Colpisce in prevalenza il sesso maschile (con fattore 4 a 1), con un incidenza di età tra 40 e i 60 anni di vita. Il rischio nella donna aumenta dopo la menopausa, arrivando ad eguagliare quello dell’uomo dopo i 50-60 anni. Fattori di rischio sono l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, il fumo, l’obesità e l’ipercolesterolemia. Importantissimo è il fattore ambientale ovvero il sistema di vita. Poichè il fattore ambientale è modificabile, l’infarto può essere prevenuto. Occorre curare in modo continuo e scrupoloso le malattie predisponenti, tra le più importanti il diabete e l’ipertensione. Occorre anche un regime di vita equilibrato, che tenda a limitare l’aterosclerosi, evitando la vita sedentaria, specialmente se associata a tensione emotiva. Consumando energie con il moto, si evitano gli squilibri tra alimentazione eccessiva e scarsa quantità di energie spese dall’organismo. Il moto procura anche distensione, che serve a limitare gli stimoli nocivi che giungono al sistema nervoso. Occorre evitare il fumo, in quanto è dimostrato che la nicotina ha effetti peggiorativi sulle malattie dell’apparato circolatorio in genere, predisponendo il cuore all’infarto. Importante anche seguire una dieta proporzionata al lavoro svolto. Si suggerisce di ridurre il consumo di grassi (specialmente grassi animali), anche se epidemiologicamente non è dimostrato il beneficio di questa misura. Occorre tenere presente che tutte queste precauzioni non possono prevenire in assoluto l’infarto, ma di sicuro possono ridurne l’incidenza.

Potrebbe piacerti anche